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È di poche ora fa la notizia di un match, relativo al campionato U14 toscano, terminato col risultato di 25-0 in favore del Romagnano Calcio maturato ai danni del Monti. La domanda sorge spontanea: quant’è troppo? C’è un limite? 

Sicuramente nel calcio di provincia o nelle cosiddette serie cadette, dove la forbice tende ad allargarsi (spesso in maniera netta), si alimenta questo dibattito. Le scuole di pensiero sono diverse, anche se inseribili in due macro categorie. La prima teoria vede la mancanza di tatto da parte della formazione vincente, che, una volta resasi conto del divario non ha placato la propria vena realizzativa continuando ad andare a rete in una partita già chiusa. La seconda visione tende a sottolineare lo spirito cavalleresco del gioco: sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti dell’avversario smettere di segnare qualora se ne presentasse l’occasione, è questo no? Lo scopo del calcio è fare gol.  

Una netta sconfitta fa sempre molto rumore, forse troppo. Si tende a guardare solo una delle due facce della medaglia: quella dei vinti, degli ultimi. Un risultato del genere non viene mai visto come una grande vittoria, o comunque una vittoria degna di lode: quella ottenuta di corto muso lo è, magari dopo una partita con continui capovolgimenti di fronte e un tabellino che a fine incontro riporta score del tipo: 3-2, 4-3 e via dicendo (non a caso la partita del secolo è Italia-Germania: 4-3, allo stadio Azteca di Città del Messico, nel 1970). 

La verità, se così si può chiamare, è che viviamo in una società in cui motti: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta.” e “L’importante è partecipare.” convivono nelle scuole calcio. Questa antitetica contrapposizione genera una netta spaccatura ideologica sia fra i ragazzi che scendono in campo che fra quelli assistono alle partite da fuori. Più del giusto o dello sbagliato, concetti astratti e di difficile individuazione, bisognerebbe insegnare a questi ragazzi il Valore del risultato: la vittoria è il premio, il riconoscimento, dei propri sforzi; la sconfitta è motivo di analisi, riflessione e crescita. Nulla è da buttare e non esiste umiliazione priva di morale.

Questo fenomeno è successo in una serie minore, in una divisione che ha poca risonanza, l’U14 toscana appunto, ma se fosse successo in un campionato dal maggiore blasone come la Primavera? Probabilmente la discussione sarebbe stata più accesa. La redazione di MondoPrimavera ha scelto di riportare questa notizia per dare spazio al dibattito: secondo voi qual è la via da seguire? 

fonte: www.tuttocampo.it

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