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Come tante cose, il talento non ha confini: specialmente nel calcio, si può trovare qualità a tutte le latitudini, anche e soprattutto in luoghi in cui pochi proverebbero a cercare. Questa è la storia di Matthew Garbett, giovane talento cresciuto calcisticamente in Nuova Zelanda e Svezia, ma ora pronto a prendersi palcoscenici importanti con il Torino.

SEGNALI DI UN TALENTO ANCORA DA SVEZZARE 

Matthew Garbett, trequartista classe 2003 oggi in forza al Torino, potrebbe essere il classico protagonista di un film sui giramondo: cresciuto nelle giovanili del Wellington in Nuova Zelanda, suo paese d'origine, si trasferisce al Falkenbergs quando è appena maggiorenne. Nella fredda Svezia, nonostante le abitudini climatiche totalmente opposte a cui era abituato, Matthew non accusa alcuna difficoltà di adattamento, mostrando sprazzi di grande talento che gli assicurano i riflettori di alcuni club importanti. Il Torino è la squadra che si fa avanti con più voglia: i granata affidano il giovane alle mani esperte di mister Coppitelli, allenatore della Primavera, che vede in lui qualcosa di diverso. Effettivamente, il ragazzo non è come gli altri: per il ruolo da fantasista che ricopre, ha una fisicità che in pochi possono vantare, oltre ad una buona intelligenza nel saper sfruttare i movimenti dei compagni a suo piacimento; non a caso, i suoi primi due gol in Italia sono due fotocopie, inserimento alle spalle delle punte sul centro-destra dell'area di rigore e tiro a mirare l'incrocio. L'altra faccia della medaglia però, parla di un giovane ancora poco incline ad essere ordinato tatticamente: da qui la scelta di Coppitelli di passare da un centrocampo a due ad un centrocampo a tre, per aiutare la sua crescita nello stare in campo e nell'acquisire esperienza in un campionato sicuramente di livello maggiore rispetto a quello svedese o neozelandese.

IL TEMPO COME UNICO GIUDICE 

Sarà un grande talento da poter ammirare nei campionati maggiori? Ai posteri l'ardua sentenza, soltanto il tempo può darci questa risposta: per ora il verdetto del campo parla di un giocatore in crescita, a segno due volte a fronte di 23 presenze in Primavera 1, vero, ma sempre più intelligente e incline al sacrificio: a livello di carattere, Garbett incarna perfettamente la natura della sua terra madre. Spirito combattivo e voglia di battersi non mancano mai, in più dimostra di conoscere sempre di più i suoi limiti, talvolta trasformandoli in opportunità: un esempio? Il modo in cui sfrutta la sua stazza, che per un ruolo come il suo potrebbe essere un limite, e invece si tramuta in protezione di palla e lavoro spalle alla porta, quasi da regista offensivo.

UN NUOVO BENIAMINO PER LA NAZIONALE?

La storia di Matthew Garbett con la Nazionale neozelandese è ancora nelle sue fasi embrionali, ma se queste sono le premesse… Il ragazzo ha conquistato in poco tempo la maglia da titolare e nelle qualificazioni ai mondiali ha fatto brillare gli occhi della sua gente, alimentando un sogno che sembrava impossibile: un assist per il gol di Cacace nella semifinale contro Tahiti e un gol nel pokerissimo rifilato in finale alle Isole Salomone contribuiscono a far diventare realtà l'obiettivo insperato di accedere alla finalissima. L'ultimo scoglio che divide la Nuova Zelanda dalla competizione più importante del mondo è il Costa Rica, e questo anche grazie a quel ragazzone di nome Matthew Garbett, che si è formato lontano da casa e che passo dopo passo vuole prendere per mano il Torino.

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