x

x

Storie di Primavera

Marco Cuomo Clodiense
 
In queste settimane in mancanza di calcio giocato, noi di Mondoprimavera abbiamo deciso di contattare qualche ex Primavera per farci raccontare la propria esperienza e per capire al giorno d'oggi cosa pensano del calcio giovanile e di tutte quelle regole che sono in vigore per far giocarei cosidetti Under, come ad esempio in Serie D. Dopo aver fatto due chiacchiere con Simone De Marco, oggi all'Avellino, abbiamo deciso di contattare Marco Cuomo, attualmente alla Clodiense in D. Il classe '91 ci racconta la sua esperienza di ragazzo, partito da Napoli per inseguire il sogno di fare il calciatore e arrivato alle porte della A con il Catania degli argentini Papu Gomez e Simeone come mister. Un'esperienza sicuramente formativa che gli ha permesso di crescere e di giocare qualche stagione nel professionismo in C. Una piacevole chiacchierata con Cuomo, che ci ha detto la sua in merito al calcio giovanile e alla situazione Under in D. Ecco di seguito le sue parole rilasciate in esclusiva a noi di Mondoprimavera
 
 
Partiamo dalla tua esperienza giovanile: a quanti anni sei andato via di casa e per andare in quale settore giovanile?
 
"Sono partito da casa a 15 anni per andare nel settore giovanile del Catania, dove ho iniziato con gli allievi nazionali e poi sono stato aggregato alla Primavera per 3 anni."
 
Che ambiente hai trovato al tuo arrivo a Catania? Quali erano le tue sensazioni?
 
"Ho trovato un ambiente molto caloroso, c’era tanto entusiasmo per la neo-promozione in A. Ero entusiasta di approdare nel settore giovanile di una squadra di Serie A che era quello che sognavo."
 
Tu sei arrivato alle porte della Serie A senza avere mai avuto l’opportunità di esordire: chi ti ha particolarmente impressionato sia nel tuo gruppo in Primavera che in prima squadra?
 
"Per quanto riguarda la primavera colui che mi ha più impressionato era sicuramente Donnarumma,oggi al Brescia in A, mentre per quanto riguarda la prima squadra faccio due nomi: Mascara e Papu Gomez."
 
Se dovessi dire la tua: avendo fatto esperienza diretta credi che il campionato Primavera formi già un
calciatore per approdare nel calcio professionistico o c’è troppo gap tra il calcio giovanile e il
professionismo?

 
"In Primavera si lavora principalmente a livello tecnico, formando più il calciatore. Si bada meno al risultato e più alle conoscenze di base rispetto ai campionati professionistici dove il risultato viene visto come primo obiettivo. Questa può essere una difficoltà che non trova preparati tutti."
 
Credi che le squadre B possano essere una buona idea?
 
"Si, le squadre B possono essere una buona idea perché in un campionato del genere ti trovi a confronto di giocatori professionisti, conseguendo pure un risultato, sicuramente è molto più formante dal punto di vista globale di un calciatore."
 
Hai un consiglio per aiutare i giovani calciatori che escono dalle primavere?
 
"Beh, sicuramente direi loro di trovare una soluzione dove possano giocare più partite possibili considerando anche la categoria in cui andaranno a giocare. Perché, anche secondo la mia esperienza, una volta uscito dal giro del professionismo è molto difficile rientrarci."
 
Giocando in D hai sicuramente un pensiero per quanto riguarda la concezione dell’”under” obbligatorio? Credi sia una soluzione che favorisca la crescita dei giovani calciatori appena usciti dai settori giovanili oppure il dover giocare “per forza” in realtà indebolisce la meritocrazia nel ragazzo rendendolo meno pronto di quello che potrebbe essere?
 
"Onestamente sono contrario a questa regola, tant’è che anche statisticamente gli under che finiscono il loro percorso giovanile e “giocano per forza” in D poi chi riesce a farcela è veramente una piccola percentuale, quindi direi che sono assolutamente contrario. Sono dell’idea che chi è veramente meritevole deve giocare e gioca a prescindere dalla carta d’identità."
La favola di Michele Bragantini, il "Morisaki" del ChievoVerona
Gennaro Borrelli, la punta pescarese cresciuta tra luci e ombre