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Il cuore Toro non è luogo comune. È uno stato d’animo, un requisito che solo chi ha vissuto l’appartenenza ai colori granata può spiegare compiutamente. Una mistica che ha rappresentato il filo conduttore della stagione 2014/15, nella quale la Primavera guidata da Moreno Longo è stata capace di cucirsi sul petto il tricolore, al termine di una cavalcata da batticuore.

Ai nastri di partenza del campionato, il Torino si presenta accreditato come uno dei favoriti per la conquista dello Scudetto. Un titolo sfiorato pochi mesi prima, quando i granata si sono dovuti piegare alla dura legge dei calci di rigore, che nella finalissima hanno lanciato in paradiso il Chievo di mister Nicolato. Il primo obiettivo per i ragazzi di Longo è chiaro: staccare il pass diretto per le Final Eight, senza passare dalla ghigliottina dei playoff. Un compito tutt’altro che scontato, perché i granata sono inseriti in un Girone A con un campo partenti di altissimo livello: Fiorentina e Juventus non hanno bisogno di presentazioni, la Sampdoria e il Parma di Hernan Crespo rappresentano mine vaganti da non sottovalutare. In più, strada facendo, uno Spezia mai visto si fa strada verso la vetta, trascinato dal duo d’Africa Nura-Sadiq: due talenti cristallini, che l’estate successiva faranno le valigie in direzione Trigoria, per vestire la maglia della Roma. Il Torino comincia bene, conquistando la vetta con un percorso netto fino al derby d’andata contro la Juventus, prima sconfitta arrivata a fine novembre. La classifica è cortissima, e il k.o. nel big match contro la Fiorentina arrivato a fine febbraio sembra complicare i piani per la squadra di Longo. Ma grazie ad una difesa-fortino, la meno battuta del Girone A, il Torino mette il lucchetto e non perde più da lì a fine campionato. La classifica parla chiaro: Fiorentina prima classificata, granata al secondo posto e con in tasca un biglietto di sola andata per le Final Eight, in programma in Liguria per la prima volta nella storia del campionato Primavera.

Ma il romanzo granata deve ancora essere scritto, in delle finali Scudetto che rappresentano un saggio di epica vergato con anima e cuore dalla squadra di Moreno Longo. Si parte col quarto di finale col Milan, in programma alla “Sciorba” di Genova. I rossoneri schierano un giovanissimo Donnarumma e Calabria, che da lì a qualche mese diventeranno titolari inamovibili in prima squadra. Il Torino risponde con il suo gruppo d’acciaio, con Simone Edera pronto a entrare a gara in corso per sparigliare le carte. Si gioca sotto un sole che scioglie le gradinate di granito dell’impianto genovese, un caldo torrido che aggiunge ulteriore spessore romanzesco alla sfida. A venti minuti dal termine i granata sono sotto 2-0, ma ci danno la prima lezione di queste finali: mai dare per matato il Toro, prima dell’ultima banderilla. Bomber Morra e Danza mandano la gara ai supplementari, i rossoneri scappano di nuovo ma è ancora Danza a riacciuffarli. Ai calci di rigore il Toro ha i nervi più saldi, e vola in semifinale dopo due ore e mezzo di autentica battaglia. E se i tanti tifosi granata presenti al seguito dei loro ragazzi speravano di aver salvato le coronarie, si sbagliavano di grosso. La semifinale contro la Fiorentina è un’altra sfida all’ultimo respiro. Di nuovo sotto in avvio, i ragazzi di Longo prendono il comando con la doppietta del solito Morra, ma alzano le mani dal manubrio troppo presto. La Fiorentina pareggia e manda la contesa ai supplementari, dove serve un altro morso serpentesco del bomber granata per sancire un altro viaggio verso la finale Scudetto.

Per scrivere la storia serve un epilogo degno di un poema cavalleresco. Al Comunale di Chiavari il Torino affronta la Lazio, sconfitta in semifinale appena un anno prima. L’atmosfera è elettrica, e l’ultimo atto della stagione 2014/15 non delude le attese. Rosso porta in vantaggio i granata, Zaccagno conserva volando come un supereroe ma trova la sua kryptonite su un corner al minuto numero 75: Prce prende il tempo al portierone granata, e impatta sull’uno a uno. L’inerzia pare tutta dalla parte dei biancocelesti, ma Zaccagno non si scompone e torna superman: parata decisiva al tramonto dei regolamentari, altro doppio intervento da urlo all’overtime, il terzo su tre gare nelle Final Eight. Si va ai calci di rigore: per il secondo anno consecutivo il Toro si gioca il tricolore dagli undici metri. Ma stavolta i granata riscrivono la storia: Zaccagno, ancora lui, dice di no a Pollace, poi Edera trasforma e fa scattare la festa Scudetto dei ragazzi di Moreno Longo.

Ma che sviluppo ha avuto la carriera dei granata tricolori del 2014/15? Partiamo proprio dall’eroe della finale: Andrea Zaccagno ha conquistato uno storico bronzo al Mondiale Under 20 del 2017, difendendo da titolare e grande protagonista i pali azzurri. Attualmente è in prestito alla Virtus Entella, e attende ancora la sua chance per incidere nel campionato di Serie B. A Chiavari è di scena anche Claudio Morra, bomber principe del Toro scudettato: per lui già 80 presenze nel campionato cadetto, un curriculum già da attaccante di categoria. E sempre a proposito di attaccanti, altre tre punte di scuola Torino stanno vivendo altrettante esperienze di livello nei rispettivi club. Leonardo Candellone ha scritto la storia col Pordenone, contribuendo coi suoi 15 gol alla conquista della prima promozione in Serie B con annessa Supercoppa di Serie C. Sempre in terza serie, ma con un anno di distanza, Facundo Lescano si sta mettendo in luce con la Sicula Leonzio: 11 reti nel Girone C, dopo sei mesi giocati in seconda divisione olandese nella passata stagione. E all’estero è andato anche Gabriel Debeljuh, autore di 9 gol nella massima serie rumena con la maglia dell’Hermannstadt. Annata importante anche quella vissuta da Simone Rosso, già capace di esordire con la prima squadra granata e che con 7 reti con la Pro Vercelli si sta imponendo come uno degli esterni più frizzanti del campionato di Serie C. Un gradino più su, invece, troviamo Federico Proia e Valerio Mantovani: il primo è da ormai due stagioni uno degli ingranaggi preziosi del Cittadella, il secondo una colonna difensiva della Salernitana, al netto di un grave infortunio che lo ha tenuto ai box per tutta la stagione. Un capitolo a parte, poi, lo meritano i due membri della Longo-band capaci di ritagliarsi uno spazio importante nel Torino dei grandi. Simone Edera è ormai da anni uno dei jolly della rosa granata, e spera di esplodere definitivamente proprio sotto la guida del suo maestro Moreno Longo, subentrato a Walter Mazzarri sulla panchina del Toro. L’altro alfiere è Kevin Bonifazi, che si è messo in luce tra Toro e Spal e che a Ferrara è tornato a gennaio, dopo una prima parte di stagione frenata dagli infortuni. Per tutti loro, il futuro è ancora da scrivere. La storia granata, però, porta impresso il loro nome, in una impresa degna del cuore Toro. 

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