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La calciatrice italiana più famosa, più titolata e più forte di sempre: Patrizia Panico. Romana di Tor Bella Monaca, conosciuta dagli amici e amiche con il soprannome di 'Bruscolo', è stata l'unica calciatrice ad aver vinto dieci scudetti, il titolo di capocannoniere della Serie A Women per quattordici volte (con più di 600 goal) e l'unica a totalizzare più presenze in Azzurro (204) e più goal (110), venendo inserita di diritto nella 'Hall of Fame' del calcio italiano. Dal 2018 è allenatrice dell'Under 15 (prima donna ad allenare una nazionale maschile), dopo essere stata vice dell'Under 16, e raccontandosi un po' sul sito della F.I.G.C., ha descritto le sue giornate attuali, dove studio e allenamenti primeggiano, e sottolineato il piacere che le procura il suo nuovo ruolo. Attualmente sta studiando per diventare allenatrice U.E.F.A. Pro, preparando la prossima tesi sui modi di andare a segno, ma continuando ad allenarsi, addirittura più di prima. Non manca la rassegna stampa al mattino e lo studio del giapponese, una passione, quella per il Sol Levante, da sempre avuta e che la porta a seguire addirittura le partite del campionato nipponico, oltre che a leggere manga. Ovviamente non possono mancare serie tv (con 'Homeland', 'La Casa di Carta', 'Prison Break' e 'Bates Motel' le sue preferite) e PlayStation ('Fifa' il suo gioco). Il suo lavoro attuale lo trova molto gratificante, selezionare, osservare, accompagnare e mettere a proprio agio i suoi ragazzi è ciò che ama. L'attenzione dell'intervista si sposta sull'importanza che ha cominciato ad avere il calcio femminile in Italia, soprattutto dallo scorso mondiale, che secondo lei è il risultato di un lavoro attento, partito da qualche anno e che deve proseguire su questa scìa. A differenza del passato, oggi, ci sono strutture più importanti e staff più qualificati. Nel chiudere l'intervista cita la calciatrice Manuela Giugliano, definendola molto intelligente tatticamente, e tutto lo staff medico-sanitario nazionale, assegnandogli il suo 'Scudetto del Cuore' per il loro lavoro incessante ed estenuante, oltre che stressante, contro il virus.

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