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Storie di Primavera

Sbagliando si impara e a volte si viene premiati. Giuseppe Filì (mi raccomando l'accento) l’ha vissuto sulla sua pelle: quando un dettaglio per alcuni trascurabile diventa invece importante per altri, e può cambiarti la vita in meglio. Non sappiamo con certezza se, a Mario Gabriele, l'allora direttore delle giovanili del Trapani, fosse sfuggito il disappunto di Giuseppe Filì per una sua giocata sbagliata durante una gara amichevole, uno stage come tanti altri, organizzati per ricercare nuovi talenti, avrebbe ugualmente messo sotto contratto l’allora 15enne difensore centrale del Santa Sofia Licata. Molto probabilmente si, ma la tenacia, lo spirito mai domo, la voglia di superare i proprio limiti e imparare dai propri errori non è dote da tutti, e gli addetti ai lavori, certe cose, le notano.

Calciatore da quando aveva 5 anni, Filì amava anche il basket. In famiglia il papà, il fratello, lo zio erano e sono cestisti, ma a lui la palla piaceva controllarla con i piedi piuttosto che con le mani, ed ecco che, compiuti dieci anni, preferì l’erba al parquet.

Una vita nella scuola calcio Santa Sofia Licata, cresciuto grazie ai consigli dei mister Tonino Pinto e Maurizio Ortugno. Il primo che gli insegnò a stare in campo, a controllare la palla, a leggere tatticamente la gara; il secondo che gli mostrò come la grinta, la tenacia, l’umiltà e l’essere uomini fossero fondamentali per realizzare il sogno di diventare calciatore.

La bravura di un allievo rispecchia spesso la bontà dei propri insegnanti: la fortuna di Filì è stata anche quella di incontrare allenatori in grado di insegnargli parecchio. Dopo aver firmato con il Trapani, malgrado il suo trasferimento rimase in bilico per questioni burocratiche per qualche tempo, il classe 2002 si è imbattuto in allenatori che in carriera ricoprivano il suo stesso ruolo: Mirko Spataro, Salvatore Aronica e adesso Giuseppe Scurto hanno sempre apprezzato e valorizzato le doti del giovane centrale di difesa.

39, 22, 17, 6, 5: non stiamo sparando numeri a caso ma sono cifre che per Filì racchiudono un significato speciale. Il 39 è il numero della sua prima maglia da professionista, quando gli tremarono le mani per vederla là appesa nello spogliatoio, con il suo nome stampato, toccandola più volte per capire se quel 22 febbraio al Provinciale di Trapani, c’era veramente o stava sognando. Non era un sogno, quella maglia era vera e quel giorno, per la prima volta, si sedette sulla panchina di una squadra professionista. Dopo aver calcato più volte il prato di quel campo, ma come raccattapalle, che ama stare sotto la curva perché innamorato di quei colori e del calore dei suoi tifosi; adesso era uno dei protagonisti. Tuttavia, non entrò subentrò, ma quel giorno, di certo, non lo dimenticherà mai.

Il 17 per molti rappresenta il numero della sfortuna, ma per Filì no. Sì, è un po’ scaramantico, ma per lui quel numero vuol dire tanto: era un 17 quando fu notato dai dirigenti del Trapani, spesso gli era capitato come numero del sottomaglia e senza spiegarsi il perché in quelle partite gli sembrava aver giocato meglio. A 17 anni ha ricevuto la sua prima conviocazione con i professionisti. Il 6 è il numero del suo idolo: Franco Baresi, il 5 è la maglia con cui si sta mettendo in mostra in questo campionato Primavera.

Si ispira a Gattuso per la grinta, a Chiellini e Tiago Silva per il ruolo, ma l’ispirazione più grande per lui viene dalla sua famiglia. Non è da tutti avere una famiglia che ti sostiene e ti supporta in quello che fai, ma per Filì la famiglia significa tanto. I suoi genitori (mamma Beatrice) e il fratello (Valerio) lo seguono spesso, ma chi cerca di esserci sempre, non perdendosi mai una gara, che sia in casa o in trasferta, è papà Dario. C’era anche a Lecce, in quel 23 novembre del 2019, dove Giuseppe sigla il gol vittoria dell’1 a 2, peraltro, unica rete finora del suo campionato. Un’esultanza particolare, un momento indimenticabile, quel numero 5, con la maglia granata, che corre verso la tribuna, indicando l’unico uomo in piedi che esulta, in mezzo a tanti altri con lo sguardo basso. Il bello del calcio.

Neanche 18enne, Giuseppe Filì, difensore centrale classe 2002, è il pilastro della difesa del sorprendente Trapani Primavera. In stagione, tra Campionato e Coppa Italia di categoria, ha giocato 15 gare siglando anche un gol. Un giovane prospetto che ha ancora tanta di strada da fare. Il prossimo obiettivo è quello di debuttare in prima squadra, firmare il contratto da professionista e, ovviamente, giocare in Serie A. Tutti sogni legittimi e che, per un ragazzo d’altri tempi come lui, gli auguriamo possano divenire presto realtà!

 

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