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La Lega Pro da ieri ha chiuso definitivamente la stagione e ora i tanti ragazzi dovranno attendere quali saranno le novità e le riforme per il prossimo campionato per capire come riprendere. Cambierà sicuramente anche il mercato, ma al momento l'argomento è abbastanza congelato poi i dubbi sono tanti e fare progetti a lungo termine, soprattutto ora, diventa difficile. Noi di Mondoprimavera.com abbiamo parlato di calcio e calcio giovanile con Simone De Marco, un ragazzo che ora si trova ad Avellino ed è cresciuto nella Roma Primavera con Romagnoli e tanti altri che ora giocano in A. Un'esperienza importante per lui di crescita sotto la guida attenta di mister De Rossi. Non solo Roma anche Juve Stabia, altra occasione importante che lo ha lanciato nel calcio professionistico. Con De Marco abbiamo parlato delle sue esperienze e dei giovani che si affacciano al calcio dei grandi. 
 
Allora Simone, partiamo un attimo delle origini della tua carriera. Come sai Mondoprimavera si occupa principalmente di calcio giovanile ed è per questo che siamo curiosi di conoscere la tua esperienza: raccontaci un pò; come hai iniziato la tua carriera? Sappiamo che tu sei passato alla Roma all’età di 13 anni: che mondo hai trovato? quali calciatori di oggi hai trovato con te e cosa significa essere nella Primavera di una grande squadra? 
 
"Cominciando quest’esperienza all’età di 13 anni non realizzai di essere subito in una realtà così incredibile con un’organizzazione a livelli massimi ed è una cosa che ho capito quando è finita lamia esperienza li. Ci sono tanti miei ex compagni dell’anno in Primavera che hanno calpestatopalcoscenici importanti: Romagnoli, Caprari, Politano, Verre, Viviani… essere in quella Primavera di quel calibro era ed è ancora un grande onore per me. Si aveva la consapevolezza e la mentalità didover vincere tutte le partite".
 
Dopo la Roma è stata la volta della Juve Stabia dove hai trovato sicuramente più spazio: come reputi
l’esperienza a Castellammare?

 
"Una grande esperienza che ricordo con piacere sia a livello personale che a livello di squadra. Facemmo un’ottima stagione arrivando anche ai quarti di finale del torneo di viareggio dove agli ottavi eliminammo la Juventus, la favorita di quell’edizione".
 
Se dovessi dire la tua: avendo fatto esperienza diretta credi che il Campionato Primavera formi per la serie C in modo concreto oppure il gap tra il campionato Primavera e la serie C è troppo elevato?

"E’ un discorso individuale: ci sono ragazzi che hanno già qualità fisiche, tecniche e tattiche adatte per essere pronti a giocare già in A, chi in B e chi in C. Ho visto anche tanti ragazzi smettere dopo la Primavera".
 
Credi che le squadre B possano essere una buona idea? O meglio credi debbano essere schierate da più società?
 
"E’ una buona idea, tant’è che la Juve u23 ha fatto un buon campionato, sia la stagione precedente che quest’anno. Credevo avrebbero aderito più squadre. Secondo me è una fase di crescita importante perché i ragazzi cominciano a rapportarsi con i grandi e potrebbe risolvere il problema dei “prestiti forzati” e delle loro conseguenze".
 
Hai un’idea su come eventualmente aiutare i giovani calciatori che escono dalle primavere ma non trovano squadra subito? Credi ci possa essere un modo per aiutarli?
 
"Bisogna fare attenzione alle scelte: un calciatore uscito dalla primavera, se ha possibilità di giocare in D, trovando spazio, ma sceglie una squadra di C dove probabilmente non giocherà molto rischia di fare la differenza. In questo caso, giocare molto o giocare poco, appena usciti dalla primavera, può fare tutta la differenza del mondo per il prosieguo della sua carriera".
 
Relativamente alla serie C sappiamo che ci sono degli incentivi per far giocare ragazzi under nelle società: secondo te è una cosa che abbassa troppo il livello del campionato o è giusto che si dia modo ai ragazzi di giocare in questa categoria, anche attraverso incentivi economici che aiutino le società a dare più spazio a questi ragazzi?
 
"Sinceramente non ti so dare una risposta. Anno dopo anno il livello si sta abbassando ed è una cosa che ho notato nei 6-7 anni che ho fatto in C. Certamente dare incentivi, senza obbligare le società come magari avviene in D, potrebbe favorire la crescita dei ragazzi soprattutto nelle società che non puntano alla vittoria del campionato o che hanno difficolta economiche".
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