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Storie di Primavera

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La crescita dei ragazzi che allena come ragione di vita, i brillanti risultati come chiaro emblema delle sue capacità. Il tecnico in questione è Paolo Mandelli, per il secondo anno alla guida del Chievo Primavera dopo aver allenato e vinto il Torneo di Viareggio nel 2017 con quella del Sassuolo. Il mister clivense ha rilasciato una lunga intervista a MondoPrimavera.com, nella quale ha raccontato molto dell’esperienza che sta vivendo a Verona.

Il Chievo si sta riprendendo alla grande dopo una falsa partenza. Cosa è cambiato rispetto alle prime giornate?

“Certamente speravamo di partire meglio, invece di totalizzare 4 sconfitte in altrettante gare. La squadra sta costruendo una sua forma e una sua identità, nelle ultime partite abbiamo trovato più equilibrio. Qualche difficoltà iniziale era inevitabile: abbiamo iniziato con diversi giocatori nuovi, con alcuni elementi in prima squadra e con l’organico che è cambiato molto nel giro di poche settimane. La società ha lavorato molto bene insieme al nostro responsabile Catellani: un dirigente giovane, ma già esperto. Puntiamo alla crescita individuale e collettiva dei giocatori”.

Trova delle analogie rispetto all'avvio difficile della scorsa stagione?

“Dal punto di vista dei risultati sì, ma non in termini pratici. Lo scorso anno erano nuovi sia gran parte dei giocatori che lo staff: abbiamo pagato dazio perché non ci conoscevamo. Già dalle prime partite, però, abbiamo mostrato delle caratteristiche che abbiamo poi sviluppato nel corso dell’anno”.

Restando sull'annata passata, la squadra ha centrato le Final Six coniugando carattere e bel gioco. Quali sono i primi ricordi che le vengono in mente pensando allo scorso anno?

“Nelle prime 5 partite avevamo totalizzato 0 punti e segnato 0 gol, ma in alcuni frangenti avevamo espresso un buon calcio. In quel momento ha fatto la differenza la società, che ha voluto proseguire un percorso che avevamo iniziato sfruttando la naturale predisposizione della squadra a giocare bene. Durante l’anno abbiamo coniugato bel calcio e risultati, arrivando fino alle Final Six dalle quali siamo usciti con un pareggio contro la Roma”.

Tanti giocatori sono stati promossi in prima squadra e fanno parte attualmente della rosa di Marcolini. Come sta vedendo la crescita di questi ragazzi?

“Sono molto contento che diversi ragazzi si siano guadagnati un contratto importante altrove (come Ndrecka alla Lazio, D’Amico alla Sampdoria e Juwara al Bologna), mentre altri sono saliti in prima squadra. Qualcuno si sta addirittura conquistando uno spazio importante in questa prima parte di stagione. Ottenere risultati e lanciare dei talenti nel calcio che conta credo che sia il massimo per un allenatore delle giovanili”.

Menzione speciale per Vignato che, dopo aver giocato da titolare nel finale della scorsa stagione, si sta rivelando determinante anche in Serie B. Si tratta di una sorpresa o le sue doti erano ben visibili anche in Primavera?

“Vignato ha giocato con me solo nel girone d’andata, poi è entrato stabilmente in prima squadra anche se già in precedenza un po’ ne faceva parte. Che fosse un ragazzo con qualcosa in più degli altri si vedeva per esempio da come controllava la palla. Il calcio che vedeva e pensava lui era diverso da quello dei suoi compagni”.

Parlando sempre delle sue “creature”, Rovaglia domenica ha esordito dal primo minuto in Frosinone-Chievo. In quali aspetti lo vede migliorato e dove può ancora crescere?

“Allenandosi con i grandi, soprattutto un ragazzo come lui che è una spugna può apprendere tante cose. Certamente è migliorato sul piano della personalità, dei movimenti in campo e dal punto di vista tattico. Gli manca ancora uno step dal punto di vista fisico: deve irrobustirsi sia nella parte superiore che nelle gambe. A quel punto sarà un attaccante decisamente da tenere d’occhio”.

In Serie B si sta mettendo in mostra Gianluca Scamacca, che con lei al Sassuolo ha vinto il Torneo di Viareggio. Secondo lei può diventare uno dei migliori attaccanti del panorama italiano?

“Gianluca ha tutto per essere un attaccante di razza. Ha forza, è molto agile nonostante l’imponente struttura fisica, possiede una buona tecnica ed è anche forte di testa. Se si convince di poter essere uno dei migliori, può davvero diventarlo. Va ricordato però che si tratta di un classe ’99, che quindi può e deve ancora crescere sul piano della consapevolezza nei propri mezzi”.

Tornando al suo Chievo, vede dei giocatori che presto potrebbero essere aggregati in prima squadra?

“L’anno scorso di questi tempi, a parte Vignato, nessuno veniva chiamato in prima squadra con continuità. È ancora presto: sarà la stagione a dire chi avrà questa possibilità e quando. Certamente posso dire che abbiamo dei buoni giocatori che, nella prossima stagione, potrebbero avere delle possibilità nel Chievo dei grandi”.

Quali sono i suoi obiettivi per questa stagione?

“Gli obiettivi ce li costruiamo strada facendo, dipende dal tipo di evoluzione che avrà la squadra. Puntiamo ad un miglioramento sia individuale che collettivo dei nostri ragazzi. Inoltre, il livello del campionato si è notevolmente alzato: le big sono rimaste forti, mentre è cresciuta la qualità delle altre squadre”.

Un'ultima domanda: secondo la sua grande esperienza da tecnico delle giovanili, come può migliorare il movimento calcistico italiano per competere maggiormente con gli altri paesi e produrre più talenti da regalare alla Nazionale?

“Secondo me abbiamo passato troppi anni autodistruggendoci, cioè guardando con un complesso di inferiorità gli altri paesi. C’è tanto di positivo in Italia e diversi giocatori bravi. Io da sempre credo nel valore delle persone: migliorando il valore di coloro che lavorano nei vivai italiani, saranno di qualità maggiore anche i talenti che verranno fuori”.

 

Foto: chievoverona.it

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